L'Annunziatella

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Supporto Testuale: La Storia

A circa 140 metri di distanza dalla chiesa del convento della Madonna delle Grazie e assai più antica di essa, è situata l’antica chiesetta dell’Annunziatella. La lettura di alcuni testi delle originarie strutture e la dedicazione alla Vergine Annunziata ci riporta al culto della conversione dei Longobardi. Questi, per la devozione alla madre Celeste, fulcro del Mistero dell’Incarnazione e nel ricordo della Massima Festività liturgica del Cristianesimo, costruirono la chiesetta, dedicandola alla Vergine Annunziata.

 

Dal popolo è chiamata per la sua piccolezza l’Annunziatella.

 

Il prospetto, originariamente, per come è strutturato l’interno, doveva essere a doppio spiovente, con un timpano triangolare di coronamento. Il portale d’ingresso è caratterizzato da due piedritti in pietra calcarea, sormontati da due modiglioni sagomati all’interno del fornice e vanno a sostenere, alle sommità, un lineare architrave in pietra con chiave centrale. In origine, una piccola finestra strombata all’interno, ornava lo spartito interposto tra il timpano e l’architrave d’ingresso. Gli speroni, in muratura, che ancora oggi si notano agli spigoli della chiesetta, per la loro ubicazione, dovevano avere anche funzione di contrafforti, capaci di contenere le strutture murarie poste in declivio e frenare la spinta del dilavamento e lo slittamento del terreno. In prossimità dell’altare prende corpo un raccolto e funzionale catino absidale, che, allo stato attuale, risulta parzialmente ostruito da una struttura muraria, di un altare a spalliera del secolo XVIII molto deperito e rovinato.

 

La citata struttura, occulta tutta l’area absidale e la pittura ad affresco, con l’effige della Vergine che mostra il Figlio Redentore all’umanità. La Vergine assisa in trono è contornata da due schiere di Santi e Dottori della Chiesa mentre il catino absidale è animato da due angeli oranti. La figura della Vergine con il Bambino e Santi che le fanno corona, compositivamente, tecnicamente e per l’espressività, si presentano di buona fattura ascrivibile tra il XIV e il XV secolo, nonostante la frammentazione dell’affresco, dovuta ai colpi di martellina per la stonacatura.

 

Non conosciamo le origini di questa chiesetta, ma è certamente antichissima.

 

Riteniamo di non essere troppo lontani dal vero nel riconoscere in essa quella detta di S.Maria de Jugo di cui parla il monaco Guglielmo Caracciolo in un suo scritto del 1199: “Monacos qui habitabant in Cappella nostra S.Maria de Jugo”. Questo scritto si riferisce a un episodio avvenuto ad Airola durante la peste che nel 1106 devastò la Valle Caudina, e causò nella sola Arpaia la morte di oltre 400 uomini.

 

Il più antico documento dell’attuale Archivio diocesano, in cui se ne fa espressamente menzione è la relazione della visita fatta ad Arpaia il 31 Agosto 1534 dal Vescovo Mons.Giovanni Guevara. In essa la chiesetta vien detta “costruita nella località chiamata Alle Prese” e “la trova coperta a lammia, senza porta, senza nessun ornamento” e aggiunge che non possedeva beni di nessun genere, né mobili né immobili, e che era senza titolare che ne avesse cura e si preoccupasse della sua manutenzione. Questo stato di abbandono dura sino agli inizi del seicento.

 

Alla fine del cinquecento Francesco Gaudino tentò qualche restauro, e stabilì anche di assegnarle una dote, ma la morte non gli permise di attuare questo suo desiderio. Ciò fu possibile solo in seguito al nipote D.Berardo Andrea Gaudino, tesoriere della Cattedrale di S.Agata dei Goti, il quale la restaurò di nuovo e ne portò la dote a sei ducati annui con l’onere della celebrazione di una messa ogni venerdì. La fornì di tutto il necessario, e ne acquistò il diritto di patronato.

 

Vi si celebrava inoltre anche nelle festività della Madonna. Completamente trascurata però dai suoi credi, e rovinata probabilmente dai terremoti del 5 giugno del 1688 e del 13 e 14 marzo del 1702, per tutta la prima metà del settecento la troviamo ancora una volta nel più completo abbandono.

 

Giungiamo così, all’inizio del 1744 allorché la Signora Antonia Girardi provvide a un suo restauro radicale, la fornì di tutto il necessario. Il 23 marzo il vescovo Mons. Danza, da Airola ove si trovava in quei giorni, autorizzò   l’arciprete di Arpaia D.Gregorio D’Ambrosio a benedirla e a celebrarvi la messa.

 

Il 25 marzo, giorno della SS.ma Annunziata, allora festa di precetto, con grande concorso di popolo, dopo tanti anni di abbandono, la chiesa veniva, finalmente riaperta al culto.

 

Il culto vi continuò, forse ininterrottamente per molto tempo. Infatti agli inizi del 1804, con un Breve della S.Sede venne concessa per la durata di sette anni l’indulgenza plenaria simile a quella della Porziuncola nel giorno dell’Annunziata e nei sette giorni seguenti.

 

Nella seconda metà del secolo XIX nuovi restauri permisero la celebrazione delle funzioni religiose limitate però alla sola festa del 24 marzo e ai giorni immediatamente precedenti.    

 

Alla fine del primo ventennio del novecento restò ancora una volta abbandonata e così rimase fino a verso il 1950, allorché venne di nuovo riattivata. Le funzioni vennero riprese ma per pochi anni e solamente in occasione della festa dell’Annunziata. Nel 1962 infatti già la ritroviamo nell’abbandono in cui la vediamo tuttora.

 

Un magnifico affresco venuto alla luce negli ultimi mesi del 1973 nella piccola abside ancora esistente dietro l’altare e raffigurante la Madonna fra i Santi, fu molto rovinato allorché in uno dei restauri della chiesetta vi si  sovrappose un altro intonaco.

Textual Support: The History

The ancient church of the Annunziatella is located at about 140 meters far from the convent of the Madonna delle Grazie, and it’s much older than it.

 

The reading of some texts of the original structures and the dedication to the Virgin of the Annunciation traces back to the cult of the conversion of the Langobards. These ones, devoted to the heavenly mother, fulcrum of the mystery of the Incarnation and remembering the greatest liturgic feast of Christianity, built the little church, dedicating it to the Announced Virgin.

 

People call it the Annunziatella for its littleness.

 

Originally the prospectus, because of the way the interior is structured, must have had a double sloping roof, with a crowning triangular tympanum. The entrance portal is characterized by two limestone piers surmounted by two shaped modillions inside the fornix, and they go to sustain a linear stone architrave on the top with a central key. Initially, a small, splayed window inside adorned the score interposed between the tympanum and the entrance architrave. The masonry spurs, which you can still notice today at the corners of the church, due to their location, must have also functioned as buttresses, able to contain the masonry structures placed in slope, and to stop the thrust of the washout and the slippage of the ground. Near the altar there is a small and functional apse basin that, currently, is partially obstructed by a wall structure of a very ruined and worn espalier altar.

 

The mentioned structure hides the whole apse area and the fresco painting, with the effigy of the Virgin that shows the Redeemer Son to humanity. The Virgin seated on the throne is surrounded by two groups of saints and doctors of the church, while the apse basin is animated by two praying angels. The figure of the Virgin with the Child and Saints that crown her are well made compositionally, technically and for their expressiveness. It can be ascribed between the 14th and the 15th centuries, despite the fragmentation of the fresco, due to the blows of hammer for the removal of the plaster.  

 

We don’t know the origins of this little church, but it’s certainly so ancient.

 

We retain we are not too far from the truth in recognizing in it that of Sancta Maria de Jugo, of which the monk Guglielmo Caracciolo speaks about in one of his writings of 1199: “Monacos qui habitabant in cappella nostra S. Maria de Jugo”. This writing refers to an episode happened in Airola during the plague that devastated the Caudina Valley in 1106, and which only in Arpaia caused the death of more than 400 people.

 

The oldest document of the current Diocesan Archive, in which it is expressly mentioned, is the report of the visit made to Arpaia by the bishop Giovanni Guevara on 31st August 1534. In it the church is defined as “built in the location called Alle Prese” and “he finds it covered with a lamia, without a door, without any ornamentation”, and adds that it possessed no assets of any kind, neither movable nor immovable, and it was without an owner who could take care of it and for its maintenance. This state of abandonment lasts until the beginning of the 17th century.

 

At the end of the 16th century Francesco Gaudino tried some restorations, and also decided to assign her a dowry, but the death didn’t allow him to realize his wish. This was possible only after the nephew, don Berardo Andrea Gaudino, treasurer of the Cathedral of S. Agata de’ Goti, who restored it again and brought the dowry to six ducats a year, with the burden of celebrating a mass every Friday. He provided it with everything it needed and bought the right of patronage.

 

People also used to celebrate there on the feasts of the Virgin Mary. However, completely neglected by his heirs, and probably damaged by the earthquakes of 5th June 1688 and of 13th and 14th March 1702, in the first half of the 1700s we find it once again in complete abandonment.

 

So, we arrive at the beginning of 1744, when Mrs. Antonia Girardi provided for its radical restoration, and she provided it with everything it needed. On the 23rd March the bishop Danza, from Airola, where he was in those days, authorized the archpriest of Arpaia, don Gregorio D’Ambrosio to bless it and to celebrate mass there.

 

On the 25th March, day of the Annunciation, then a feast of precept, with a great participation of the people, after many years of abandonment, the church was finally reopened to the cult.

 

The cult continued there, maybe uninterruptedly for a long time. In fact, at the beginning of 1804, with a patent of the Holy See, a plenary indulgence, similar to that of Porziuncola, was granted for a period of seven years, on the day of the Annunciation and the following seven days.

 

In the second half of the 19th century, new restorations permitted the celebration of religious functions, limited only to the feast of the 24th March and the days immediately preceding it.

 

At the end of the first twenty years of the 20th century it was another time abandoned and it remained so until about 1950, when it was reactivated again. The functions were resumed but only for a few years, and only on the feast of the Annunciation. In fact, in 1962 we already find it in the abandonment in which we still see it today.

 

A magnificent fresco discovered in the last months of 1973 in the still existing small apse behind the altar and depicting the Virgin among the Saints, was very damaged when, in one of the restorations of the church, another fresco was superimposed on it.