Tutti gli storici sono concordi nel ritenere che le origini di Arpaia risalgono approssimativamente a dieci o undici secoli or sono. I motivi da loro addotti (l’identificazione con Caudium, la donazione di Vacco ecc.) non hanno, a nostro avviso, alcun fondamento e non sono perciò più sostenibili. Noi condividiamo in parte la loro datazione, ma per motivi completamente diversi. Preferiamo quindi fermare la nostra attenzione su qualcosa che ci permette di procedere nelle indagini con assai maggior sicurezza.
Ci meraviglia che finora non ci si sia fatta nessuna attenzione e che anzi sia passata quasi completamente inosservata. Intendiamo riferirci alle antiche mura di cinta di Arpaia, che, come osserva il Sommella, vanno riferite alla prima età longobarda. Esse risalgono approssimativamente allo stesso periodo del Castello, quasi contemporaneo a sua volta, ma certamente non posteriore, a quelle assai vicine di Airola e di Arienzo.
Le origini di Arpaia vanno cercate nel fatto che la gola in cui è situata è stata sempre un punto strategico di eccezionale importanza, in quanto passaggio obbligato sia per le merci provenienti dalla Puglia e dirette verso la Campania, sia per i numerosi eserciti che l’attraversavano durante le invasioni e le continue guerre di cui è pieno tutto l’alto medioevo.
Se poi si osserva che essa è stata quasi sempre un luogo di confine tra il Sannio e la pianura Campana, ci si convince subito che vi dovette essere almeno qualche guarnigione o altra cosa del genere. Alle origini degli insediamenti umani troviamo che la scelta del luogo era determinata il più delle volte da criteri che si rifacevano al bisogno di nutrimento, il ricovero, la difesa, l’associazione ecc.
Ciò spiega come molte città medievali siano sorte dove gole di monti, passaggi di corsi d’acqua o altre vie naturali permettevano di superare grandi ostacoli come grandi catene montuose, grandi fiumi ecc., oppure dove occorreva fermarsi per cambiare sistemi di trasporto, e specialmente se questi ostacoli coincidevano col confine di due regioni differenti. Sono proprio queste circostanze, a nostro avviso, la migliore spiegazione dell’origine di Arpaia.
Anche se non vogliamo prendere in considerazione l’eventualità di un più o meno consistente insediamento al tempo dell’impero romano (e i rinvenimenti riferiti da Daniele e da Bartolini agli inizi del secolo scorso sembrano confermare o almeno insinuare una tale ipotesi), non possiamo tuttavia fare a meno di osservare come le mura alle quali abbiamo accennato e il Castello, dei quali rimangono ruderi ancora abbastanza significativi, ci consentano di spingerci nel tempo a assai prima del decimo secolo, ossia almeno al sesto secolo.
È noto come i Longobardi (570 – 774), i quali avevano quasi il fiuto dell’importanza strategica di alcune località, le conquistavano e vi si fortificavano. Ai duchi di Benevento pertanto non poté sfuggire la necessità di creare ad Arpaia non solo una valida difesa, ma anche una base di partenza per operazioni militari rivolte alla sempre ambita conquista di Napoli e di Capua. Durante il governo di Romualdo II (706 – 731), fra i 32 gastaldati o distretti in cui era diviso il ducato di Benevento, troviamo (assieme a quelli di S. Agata dei Goti, Capua, Cimitile, Alife, Telese ecc.) anche quello di Furculae, così come lo troviamo ancora nella spartizione del ducato beneventano avvenuta nell’849 tra Siconolfo e Radelchi I.
Se dunque agli inizi del secolo ottavo troviamo nella gola di Arpaia la sede di un gastaldato, è evidente che questo centro abitato doveva esistere già da parecchio tempo ed essere anche abbastanza importante. Non sarebbe allora molto azzardato spostarci nel tempo almeno agli inizi della dominazione longobarda, ossia alla seconda metà del secolo sesto.
Ci si potrebbe ora domandare in quale luogo esatto si trovi questo centro abitato, sede del distretto allora chiamato Furculae? A Forchia cioè, oppure ad Arpaia? Se si ha presente che i nuclei centrali e più antichi di questi due comuni confinanti fra loro si trovano appena un chilometro di distanza, la domanda appare quanto mai oziosa e superflua. E ciò specialmente se si considera che Forchia, come del resto anche Paolisi, è stata sempre, fino al secolo scorso, un semplice casale di Arpaia.
Tuttavia non riteniamo del tutto inutile qualche considerazione al riguardo. Se diamo importanza solo ai nomi dei due paesi, è evidente che Forchia e non già Arpaia si trova adesso sul posto dell’Antica Forculae. Se però osserviamo che è stato non il piccolo centro abitato, ma unicamente la configurazione del terreno a dare il nome a questo territorio (Forculae = gola di monti), va da se che detta denominazione è applicabile egualmente a tutto l’insieme di abitazioni della zona, e perciò indifferentemente sia a Forchia che ad Arpaia. Ci si potrebbe domandare come mai questa denominazione, invece che ad Arpaia, è rimasta solamente a Forchia, cioè al suo vicino territorio.
Per non dilungarci troppo, diciamo soltanto che, a nostro avviso, │ successo un fatto analogo a quanto si │ verificato per il nome Caudino che, scomparso completamente, sostituito da Montesarchio per il centro abitato, │ rimasto, in forma di aggettivo, solamente al vicino territorio, ossia alla valle Caudina. Come la semplice denominazione Caudino o Caudino non pu dare nessuna utile indicazione per risolvere la questione dell’esatta ubicazione di Caudino (se fosse cio│ ad Arpaia, ad Airola o a Montesarchio), cos↓ la semplice denominazione Forchia non pu in nessun modo aiutarci a determinare se l’antica Forculae si trovasse esattamente a Forchia o ad Arpaia.
C’│ tuttavia qualche altra cosa che pu gettare maggior luce su questa piccola e insignificante questione che accettiamo di trattare, bench← essa abbia sapore quasi esclusivamente campanilistico. Nel numero scorso, parlando in generale delle origini di Arpaia, ci siamo soffermati su alcune considerazioni sulle origini dei centri abitati e abbiamo notato come i luoghi venissero scelti preferibilmente seguendo determinati criteri e non gi¢ a caso. Fra questi criteri accennavamo in particolare al bisogno di difesa, alla necessit¢ di rafforzare punti strategici in caso di guerra, all’opportunit¢ di utilizzare vie naturali (gole di monti, fiumi) per passare da una regione all’altra, specialmente se si trattasse di luogo di confine fra stati diversi, ecc…
Queste ed altre circostanze simili trovano certamente un assai miglior riferimento ad Arpaia piuttosto che a Forchia. Per bloccare o anche solamente controllare il passaggio attraverso la gola, una guarnigione nessuno avrebbe preferito collocarla a Forchia invece che ad Arpaia. Tanto per fare un esempio, nessuno penserebbe di mettere la Stazione dei Carabinieri a Forchia piuttosto che ad Arpaia. Ancora un’altra osservazione. Riguardo ai centri abitati del Medioevo │ facile distinguere quelli sorti sulle rovine di altri preesistenti (sanniti, romani, ecc…) e quelli creati ex novo. Di questi ultimi, alcuni si sono formati secondo un piano ben determinato, ed altri intorno a qualcosa di un certo rilievo o importanza (castello, chiesa, ecc…).
Naturalmente questa circostanza le vediamo a volte fondersi e integrarsi a vicenda. Tuttavia restano sempre più o meno riconoscibili. In base a queste considerazioni, notiamo come invano si cerchino a Forchia un vero e proprio nucleo primitivo con le caratteristiche su accennate. Ci troviamo invece semplicemente dinanzi a una doppia fila di abitazioni affacciate sull’antica strada, dalla quale solo verso sud, ossia verso le montagne, partono brevissimi vicoli. A conferma di quanto detto, osserviamo che, appena due secoli or sono, il nucleo più consistente di abitazioni (a parte quelle situate in prossimità della chiesa) era intorno alla piazzetta chiamata Teglia, e che di là sì è avuto in seguito uno spontaneo accrescimento verso occidente, determinato evidentemente dalla presenza della chiesa di S. Nicola, divenuta parrocchia nel 1654. Detta strada è inoltre di scarsissima importanza al confronto dell’Appia, e serve solo come accorciatoia tra Arienzo e Paolisi.
L’abitato di Forchia quindi ha tutte le caratteristiche di un fatto puramente occasionale e della completa mancanza di una funzione specifica. Caratteri questi assai significativi, se collocati in un periodo storico in cui i criteri di preferenza e di scelta di una località piuttosto che un’altra erano spesso di vitale importanza. Assai ben diversamente si presenta invece l’ubicazione di Arpaia: essa è proprio al vertice di quella valle che al Guicciardini era piaciuto assomigliare a una piramide con la base ad Arienzo e la cuspide ad Arpaia. Di qua si può comodamente guardare sia verso la valle di Montesarchio che verso quella di Arienzo e dalle montagne che la sovrastano è possibile spingere lontano lo sguardo fin dove si desidera. Essa era là quasi di guardia per avvistare e, magari, bloccare coloro che avessero osato spingersi con intenzioni ostili in direzione di Caudio e di Benevento. L’Appia la sfiorava, passando vicinissima ai piedi delle sue mura, diremmo quasi con riverenza e timore.
Quanto abbiamo detto riguarda la sua posizione strategica. Ma ciò che soprattutto induce a favore di Arpaia circa l’ubicazione di Forculae è la cinta delle sue antiche mura longobarde e il castello sulla sovrastante collina. Purtroppo sia delle une che dell’altro rimangono solo rovine. Queste però sono tali da darci un’idea più che sufficiente sia delle dimensioni che della funzione di vedetta del centro di questo nostro gastaldato. Dette rovine, a nostro avviso, confermano in modo decisivo la nostra tesi, ed avvalorano le considerazioni esposte.
L’abitato di Forchia quindi ha tutte le caratteristiche di un fatto puramente occasionale e della completa mancanza di una funzione specifica. Caratteri questi assai significativi, se collocati in un periodo storico in cui i criteri di preferenza e di scelta di una località piuttosto di un’altra erano spesso di vitale importanza. Assai ben diversamente si presenta invece l’ubicazione di Arpaia: essa è proprio al vertice di quella valle che al Guicciardini era piaciuto assomigliare ad una piramide con la base ad Arienzo e la cuspide ad Arpaia. Di qua si può comodamente guardare sia verso la valle di Montesarchio che verso quella di Arienzo e dalle montagne che la sovrastano è possibile spingere lontano lo sguardo fin dove si desidera. Essa era là quasi di guardia per avvistare e, magari, bloccare quelli che avessero osato spingersi con intenzioni ostili in direzione di Caudio e di Benevento. L’Appia la sfiorava, passando vicinissima ai piedi delle sue mura, diremo quasi con riverenza e timore.
Quanto abbiamo detto riguarda la sua posizione strategica. Ma ciò che soprattutto decide a favore di Arpaia circa l’ubicazione di Forculae è la cinta delle sue antiche mura longobarde e il castello sulla sovrastante collina. Purtroppo sia delle une che dell’altro rimangono solo delle rovine. Queste però sono tali da darci un’idea più che sufficiente sia delle dimensioni che della funzione di vedetta del centro di questo nostro gastaldato. Dette rovine, a nostro avviso, confermano in modo decisivo la nostra tesi, ed avvalorano le considerazioni suesposte.